
È capitato più volte che ci chiedessero come mai non facciamo le bustine monodose di tisane e the. In realtá le facciamo ma solo su ordinazione: sono confezionate a mano una ad una in sacchetti di carta non sbiancata e senza colla, chiusa da coulisse con cordoncino in cotone non tinto né sbiancato. Vanno bene per le situazioni in cui lo sfuso non è fattibile (bar, b&b etc… ) ma in tutti gli altri casi lo sfuso secondo noi non solo è la scelta migliore ma anche la sola strada praticabile.
Confezionare artigianalmente le bustine comporta infatti un costo aggiuntivo e un utilizzo decisamente maggiore dei materiali di imballaggio che possono essere green finché volete ma si tratta sempre di materiale di scarto che ha un costo ma non una funzione ed è destinato ad essere buttato. La monodose è un formato tipico della produzione industriale, una standardizzazione forzata delle dosi che risponde alle esigenze di un processo produttivo standardizzato. Il nostro processo produttivo invece è rigorosamente artigianale a partire dal momento in cui seminiamo in campo fino al confezionamento.

Biogradabile non significa commestibile
Il classico confezionamento di the e tisane in monodose prevede l’utilizzo di materiali che secondo noi non sono idonei all’infusione di erbe officinali e vanno in netto contrasto con lo scopo benefico di tali pratiche. Parliamo dei vari sacchetti i in carta sbiancata corredati da etichette colorate che spesso finiscono nella tazza assieme al resto (una bella infusione di inchiostri da stampa e solventi).
Passando alle piramidi trasparenti in acido polilattico (sigla PLA) le cose possono solo peggiorare…Utilizzate moltissimo dai marchi di infusi che si vendono come biologici per rispettare l’immagine aziendale. Ma si tratta unicamente di immagine, la sostanza manca completamente. L’acido polilattico è infatti un materiale di origine vegetale che teoricamente dovrebbe biodegradarsi rapidamente, nella fortunata ipotesi che ciò fosse vero significa che sicuramente inizierá il suo processo di disintegrazione nella nostra tazza di tisana trovando calore ed umiditá che sono le condizioni ideali per la bio degradazione. Biodegradabile non significa commestibile e noi evitiamo volentieri di ingerire sostanze che pur di origine vegetale sono sempre il risultato di una sintesi industriale. Inoltre i ricercatori dell’universitá di Plymouth (UK) hanno svolto una serie di test seppellendo in campo coltivato una cinquantina di bustine da the in PLA o in cellulosa e lasciandole nel terreno per sette mesi. Trascorso questo tempo le bustine in PLA erano completamente intatte mentre quelle in cellulosa erano degradate tra il 60 % e l’80%. Gli stessi ricercatori hanno inoltre posto alcuni lombrichi a contatto con le bustine in PLA per un mese osservando alla fine di tale periodo un incremento del 15% nella mortalitá dei lombrichi e una compromissione generale della loro fertilitá. Un effetto sovrapponibile a quello che si ottiene con plastiche derivate dal petrolio. Gli studi sono stati pubblicati su Science of the total environment.
A voi le conclusioni.